MULTIMEDIA ESPERIENZIALE

Ho scoperto e approfondito l’approccio esperienziale al lavoro con i video lavorando con Piergiorgio Reggio e Michele Marangi alla scuola di Apprendimento Esperienziale organizzata qualche hanno fa a Metodi.

Da allora è uno degli elementi fondamentali del mio lavoro in aula, sia con adolescenti che con adulti, sviluppando anche declinazioni originali, come la videojam.

Il punto di partenza è non utilizzare l’immagine per spiegare contenuti, ma come strumento per attivare processi riflessivi da parte dello spettatore, su sé stesso e sul suo mondo. Il video diviene così uno specchio per cui cambiando la messa a fuoco si può vedere il riflesso dello spettatore o dello sfondo in cui è immerso: la realtà biografica individuale o quella sociale-culturale.

Tale approccio richiede un particolare approccio didattico può prevedere consegne molto semplici o complesse conduzioni.

Scrive Piergiorgio Reggio:

In una prospettiva di AE, l’attenzione non viene rivolta allo sviluppo di conoscenze e capacità relative al contenuto (l’immagine, la comunicazione), quanto delle capacità personali di apprendimento che le immagini stimolano. Vedere fotografie, film, televisione, pubblicità significa fare esperienza di noi stessi che vediamo, delle nostre sensibilità, delle nostre prospettive culturali, delle disposizioni emotive con le quali ci poniamo dinanzi alle immagini.

Al centro dell’attenzione formativa esperienziale che utilizza le immagini come oggetti di mediazione vengono poste, in particolare, lo prospettive, le disposizioni di carattere culturale che il soggetto adotta quando viene sollecitato a reagire a immagini o a produrle.

Chi impara, individualmente e in gruppo, fa esperienza audio-visuale di avvicinamento a una tematica in termini problematizzanti e critici, cogliendo livelli diversi dell’esperienza – emozionale, estetica, narrativa – nei quali si nascondono contraddizioni, prospettive di comprensione ulteriori rispetto a quanto “detto” esplicitamente dalle immagini.

(da P. Reggio, Il quarto sapere. Guida all’apprendimento esperienziale, Carocci 2010, pag 109-110)