PEDAGOGIA NERD

La pedagogia nerd vuole indagare la relazione tra fenomeni culturali diversi inscrivibili sotto l’ampia definizione di “nerd” e la dimensione pedagogica ed educativa. In particolare, vuole approfondire quanto questo universo – che comprende fumetti, animazione giapponese, videogiochi, letteratura e cinematografia fantastica e fantascientifica – possa rivelarsi strumento di crescita per i ragazzi più fragili nel contesto delle relazioni con i pari

Se lavorare con l’hip-hop vuol dire esplorare gli spazi di resistenza e di creazione dei ragazzi più street, un nuovo filone di ricerca e sperimentazione aperto all’Anno Unico, che mi piace definire “pedagogia nerd”, porta alla valorizzazione educativa dei mondi che spesso sono patrimonio dei ragazzi considerati meno socievoli, più chiusi, insicuri nelle relazioni con i pari, talvolta giunti all’Anno Unico dopo un periodo di reclusione sociale (la cosiddetta condizione di hikikomori)

Gli immaginari narrativi fantastici, giochi multiplayer in rete, contesti distopici, fumetti e animazione giapponese, se un tempo erano visti come luoghi di perdita di tempo o, nel peggiore dei casi, la causa stessa dell’isolamento sociale, oggi anche la letteratura inizia a descriverceli come spazi di resistenza, luoghi per crescere “nonostante” la società dell’apparenza e della prestazione (Spinello, Piotti, Comazzi, 2015). All’Anno Unico si aprono spazi di crescita, riflessione e trasformazione inediti proponendo la creazione di narrative fantastiche, recitando il ruolo di supereroi (o supervillains), giocando a giochi di ruolo come dungeons and dragons, riflettendo sulle vicende raccontate in anime e manga. La dimensione anti-utilitaristica e immaginativa di questi mondi, lo spazio della metafora, che protegge e insieme apre, permette nuova produzione di senso laddove era cristallizzata, ponendo questo ambiente come uno spazio generativo ineludibile per chi lavora con gli adolescenti attuali.